Face the reality

21:09


Sto per dire cose alla buona, sto  volutamente esagerando, ma lo faccio per rendere l'idea.
Se sei vestita "bene" sei un'extracomunitaria che vive meglio di un italiano e questo non va bene, se invece ti metti anche solo un turbante, stai imponendo la tua cultura. Se poi parli in un perfetto italiano la gente sgrana gli occhi e sorpresa ti dice "ah ma parli bene l'italiano" e se parli la "tua lingua", che in realtà è la lingua dei tuoi genitori e che per la verità parli peggio dell'italiano, ti senti dire "in italia si parla italiano!". Che poi, che tu sia un mix esotico di italiano insieme a qualcos'altro o che tu sia stato adottato, alla gente non importa, perchè rientri comunque dentro il grande pentolone degli extracomunitari. Sei un immigrato di merda, e adesso che ci sono i rifugiati, siamo tutti dei rifugiati di merda, venuti coi barconi e viviamo meglio degli italiani, perchè ovviamente le tue condizioni dovrebbero essere peggiori di quelle di un italiano per il semplice fatto di essere nero. Non importa se ti sei fatto il culo, se hai studiato più degli altri, se invece di uscire la sera sei stato in casa a studiare, se sei uscito con la lode e per questo poi hai trovato un buon posto di lavoro, sei e rimarrai un'immigrato di merda che ha tolto il posto ad un italiano. Ma, scusa, se io sulla carta sono italiana come te, quel posto non l'ho rubato a nessuno. E anche se fosse?
So che l'argomento è molto più profondo, ma voglio rimanere in superficie, come si fa con tutti noi, che apparentemente siamo tutti uguali, d'altronde siamo quelli che vi stanno invadendo.
Ma andando proprio per stereotipi, i cinesi sono i colpevoli del fallimento di tutti i negozi/bar/ristoranti,  i negri son tutti vucumprà e gli tutti gli indiani vendono rose, le donne latine sono zoccole perchè rubano tutti gli uomini italiani, e 'sti cazzo di musulmani non dovrebbero smettere di fare figli??
E sapete qual è la cosa triste? questi stereotipi te li porti dietro anche se sei nato e cresciuto in Italia, anche se sai parlare per fino il dialetto, se sai fare perfettamente una pastiera e se dentro non hai nulla di diverso da qualsiasi altro tuo coetaneo. Ma non sei italiano, sei una "seconda generazione".
Non sapevo dell'esistenza di questa etichetta fino ad una delle mie prime lezioni di sociologia, infatti i mie relatori saranno i miei docenti di sociologia.
Sono contenta di questa scelta, perchè di base sono una razzista. Sì, proprio io, quella che scrive gli stati su facebook criticando certi comportamenti.
No, io non sto con i miei "simili" sto sempre coi "bianchi". Sono talmente tanto razzista che mi da fastidio stare nell'aula  delle studentesse, perchè lì ci vanno i neri. Sono talmente tanto razzista che in treno, a meno che non ci siano proprio posti, non mi siedo accanto ai neri. Sono talmente tanto razzista, che se incrocio un nero per strada non lo guardo nemmeno in faccia.
Di cos'ho paura? di venire confusa con "loro". Io non sono come loro, dai, guardatemi.
Ma la verità, cara Fredamily, che tu sia vestita bene, che abbia una buona dialettica e che abbia trascorso tutte le tue vacanze estive in Oltrepò dove hai imparato il buon dialetto di quelle parti e a riconoscere in mezzo a 1000 fette di salame qual è quello di Varzi, non frega un cazzo a nessuno.
Sei nera, rassegnati, accetalo. Che poi, ALMENO fossi nera! Sono meticcia, questo colore indefinito che in realtà, se proprio vogliamo essere pignoli, è più chiaro dell'olivastro dei terroni.
Scriverò questa tesi sulle seconde generazioni, quindi, sì, su di me. Da buona egocentrica che sono tutto ciò di cui parlo deve sempre toccarmi personalmente, giusto? Ma sapete, anche se in realtà questa tesi non avrà molto a che fare con quello che studierò dopo la triennale, penso mi serva, e non solo a me, perchè so che come me ci sono altre persone, ce ne sono tante e ce ne saranno sempre di più. Scriverò questa tesi perchè sto aprendo gli occhi, no, non gli ho ancora aperti del tutto ma mi sono abbastanza rotta i coglioni di dare tutte queste cose per scontato, è più o meno tutta la vita che lo faccio e penso sia giunto il momento di face the reality.

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